…Si autorizza
soltanto da sé
Torino, 25 gennaio 2014, Philippe De Georges
Torino, 25 gennaio 2014, Philippe De Georges
Vi propongo le mie riflessioni
sul tema del nostro dibattito, “I principi del potere contemporaneo”
Questa pista di lavoro ha molti
echi per me. Gli psicoanalisti sono i testimoni, a partire dall’esperienza
delle cure e delle questioni sollevate dai loro analizzanti, dei profondi
cambiamenti dell’Altro sociale e degli effetti di questi cambiamenti sui
soggetti, presi uno per uno. Freud ha saputo molto presto prendere in conto il disagio[1] delle persone
prese tra le costrizioni crescenti della società e le esigenze ineliminabili
della pulsione. Metteva in guardia contro il carattere esplosivo di queste
ultime, se nel futuro non fossero state tenute in conto e se si fosse
confermata la pressione nel senso della normalità e del conformismo. Il
carattere antisociale e potenzialmente distruttivo della pulsione, sotto la
forma della pulsione di morte, auto ed etero-aggressiva, gli sembrava essere il
problema principale della civiltà.[2] Era la sua
diagnosi alla fine della guerra del 14-18, nella quale vedeva il suicidio
dell’Europa. Gli avvenimenti che seguirono purtroppo confermarono le sue
ipotesi, con il nuovo paradigma di Auschwitz e Hiroshima: ogni illusione di un
avvenire radioso fatto di progresso e pace crescente andato in fumo (è proprio
il caso di dirlo!) nell’alleanza fra la scienza moderna e Thanatos.
In questo contesto[3] fu proposta
l’idea del declino moderno della famiglia nucleare e patriarcale. La
constatazione era che il padre, pezzo centrale nell’articolazione fra la
famiglia e la società, l’economia, il lavoro, e la formazione psicologica della
personalità, perdeva tutto il suo prestigio nell’ambito dell’ambiente familiare
a causa del suo discredito sociale nelle nuove forme di sfruttamento
capitalista. L’autorità paterna beffata dall’evanescenza della tradizione
apriva il campo all’anonimato e al disordine, alla debolezza dell’io così come
alla ricerca di figure autoritarie, di cui Hitler, Mussolini e Stalin potevano
essere i prototipi. In termini freudiani lo svanire della figura del padre
edipico, pacificatore, garante della realtà e modello della norma sociale e
sessuale, lasciava posto al ritorno di forme arcaiche di patriarchi, osceni e
feroci, venuti direttamente dall’orda primitiva.
In questa logica, invitato a
parlare della struttura moderna della famiglia, Lacan poté affermare a partire
dal 1936 il carattere sorpassato della famiglia nucleare e del modello stesso
dell’Edipo. Parlava anche, senza ambiguità, di ciò che chiamava allora “il
declino sociale dell’imago paterna”,[4] che chiamerà
più tardi Nome-del-Padre, e dell’emergenza di conseguenza di forme nuove e
caratteriali di nevrosi.
Il XXI secolo non ha fatto che
confermare ed esasperare la trasformazione radicale al tempo stesso dei
rapporti interindividuali in seno alla famiglia e in ciò che si chiama società.
Che il mondo economico sia
cambiato profondamente è evidente per tutti. La modifica più profonda, rivelata
dalla crisi mondiale dei subprimes, è il trionfo di un capitalismo finanziario
frenetico.[5] Gli scambi
monetari non hanno alcun limite, si attuano istantaneamente da una parte
all’altra del pianeta con un semplice clic del computer. Il denaro che circola
in tal modo è totalmente sconnesso dall’economia reale, dalla produzione e
dagli scambi materiali. La moneta non è più correlata a dei beni e dei
prodotti. Così, la potenza economica mondializzata si trova totalmente autonoma
in rapporto ai poteri politici, nazionali o locali.
La scienza, attraverso tutte le
sue applicazioni concrete, ha sconvolto il legame classicamente ammesso tra la
riproduzione della specie e l’incontro sessuale. Questa rivoluzione si è
compiuta in due tempi: la contraccezione, messa a punto a metà del XX secolo,
ha permesso di realizzare su vasta scala una sessualità separata dal rischio di
gravidanza. Il primo bebè in provetta, quasi nello stesso momento, ha permesso
di progettare la procreazione indipendentemente dalla relazione sessuale tra
partner di sessi differenti. Questa disgiunzione sessualità-concepimento si è
amplificata, con l’estensione delle procreazioni medicalmente assistite (PMA),
la possibilità di ricorrere a delle madri portatrici, la donazione di gameti e
in particolare di ovociti. Lo statuto delle donne è al cuore di queste
mutazioni, il cui centro nevralgico è il godimento femminile. Da una parte la
tecnica corre dietro a tutte le possibilità che si aprono e che si tratta di
concretizzare subito, e dall’altra queste nuove possibilità conducono alla
trasformazione delle relazioni tra le persone. Ciascuno rivendica il diritto,
riconosciuto dalla società, del proprio modo di godimento sessuale, del suo
modo di fare coppia e di partorire o di diventare genitore. La legge non fa che
seguire più o meno e più o meno velocemente l’evoluzione degli usi e dei
costumi.
Così i significanti correnti
perdono ogni pertinenza e domandano di essere ridefiniti: padre, madre,
bambino, trasmissione, coppia, famiglia.
I principi di autorità non sono
che una delle variabili di questa mutazione. La diagnosi che dobbiamo fare è
quella dell’esaurirsi del modello patriarcale. Al cuore della cellula
familiare, come in tutto il tessuto sociale, il declino dell’imago paterna,
l’obsolescenza del nome-del-padre colpisce tanto il padre, il padrone, il papa
e il principe.
Uno dei caratteri che definiscono l’epoca attuale, ipermoderna, è lo sconvolgimento introdotto dall’informatica. Per quanto detto, uno degli effetti di questo è la struttura cosiddetta in rete. L’informazione circola fra vicini, tessendo la sua tela per contiguità. La logica che si impone così è quella dei legami interindividuali orizzontali, e non più gerarchici, centralizzati e verticali. Peer to peer, vale a dire da pari a pari, e non più da padre a figlio. La rete è ciò che dà la forma dell’organizzazione che prevale poco a poco tra gli individui. Questa struttura è radicalmente distinta dalle forme antiche, famiglie, clan, tribù, comunità e nazioni. La rete, nel bene e nel male, si presta al fatto che il soggetto abbia un posto inedito, basato sull’autonomia e l’auto-affermazione delle sue scelte. Questo avviene non senza rsistenze, a volte violente. Già Freud stigmatizzava l’accanimento di quei “padri (che) si danno da fare per preservare convulsamente ciò che è rimasto della potestas patris familias, caduta del tutto in disuso nella nostra società attuale”.[6]
Uno dei caratteri che definiscono l’epoca attuale, ipermoderna, è lo sconvolgimento introdotto dall’informatica. Per quanto detto, uno degli effetti di questo è la struttura cosiddetta in rete. L’informazione circola fra vicini, tessendo la sua tela per contiguità. La logica che si impone così è quella dei legami interindividuali orizzontali, e non più gerarchici, centralizzati e verticali. Peer to peer, vale a dire da pari a pari, e non più da padre a figlio. La rete è ciò che dà la forma dell’organizzazione che prevale poco a poco tra gli individui. Questa struttura è radicalmente distinta dalle forme antiche, famiglie, clan, tribù, comunità e nazioni. La rete, nel bene e nel male, si presta al fatto che il soggetto abbia un posto inedito, basato sull’autonomia e l’auto-affermazione delle sue scelte. Questo avviene non senza rsistenze, a volte violente. Già Freud stigmatizzava l’accanimento di quei “padri (che) si danno da fare per preservare convulsamente ciò che è rimasto della potestas patris familias, caduta del tutto in disuso nella nostra società attuale”.[6]
Che ne è dunque dell’autorità,
nell’epoca ipermoderna?
Eric Laurent e Jacques-Alain
Miller hanno dato un nome a questa epoca: quella dell’Altro che non esiste.[7]
Ciò
che è profondamente messo in causa, è semplicemente l’eteronomia. Salvo
marginalmente, più nessuno pensa che il potere sia, nella sua essenza, di
diritto divino.
L’epoca ha come stile un
individualismo crescente. Questo si paga con molta solitudine e angoscia. Zygmund
Bauman qualifica questo legame sociale come liquido[8].
I significanti solidi che hanno strutturato l’ordine simbolico antico diventano
polverosi. Ma è un fatto che si impone insieme con la rivendicazione crescente
e diffusa dell’autonomia delle condotte. Il tempo della servitù volontaria è finito[9]… Nei rapporti collettivi così come fra le persone, comprese le relazioni di
coppia e le relazioni genitori-figli, l’autorità non si impone più, non va da
sé.
Di qui la tendenza a ricorrere
sia alla seduzione, sia alla coercizione. Sono questi i due rischi maggiori che
conosciamo bene: il populismo, che solletica le cattive inclinazioni della
folla, e l’autoritarismo, che risponde all’inquietudine con la forza e la
certezza. La risorsa della seduzione è la fascinazione e l’ipnosi. Quella della
coercizione è la paura e la sottomissione.
Contro questa tendenza, occore
che quella che noi chiamiamo una autorità
autentica si stabilisca senza coercizione e senza seduzione.
Qui mi sembra opportuno un
termine freudiano: quello di acconsentire.[10] Questo termine
traduce il tedesco Bejahung. Dire di
sì. E’ in questo modo che Freud definisce il movimento che permette a ciascun
soggetto di inscriversi nel legame sociale, di accettare una perdita iniziale
(quella dell’oggetto perduto, dell’origine, del godimento della madre) in
cambio di un guadagno di piacere. C’è sicuramente dell’amore in gioco nella
faccenda, l’amore di cui il soggetto può avere bisogno per accettare la perdita
di godimento che deve accettare per vivere con altri.
L’acconsentire è ciò su cui
poggia il credito (in cui cogliamo credo)
che si può dare ad altri, ad un collega, un partner, un responsabile. E’ la
base della stima, senza la quale si è votati al rigetto di quella che Lacan
chiama in qualche occasione l’impostura paterna. E’ il fondamento della fiducia
(in cui cogliamo fides) senza la quale il mondo è destinato al sospetto
generalizzato e alla sensazione di minaccia diffusa e di persecuzione.
Come vivere conciliando il
rapporto di ciascuno con il proprio godimento, privato, intimo, e il proprio rapporto
agli altri e al mondo? Là dove c’è il problema c’è anche la soluzione. Là, cioè
nella solitudine del soggetto nell’epoca ipermoderna. Piuttosto che cercare di
riferirsi alla norma comune, di adattarsi alla funzione che ci si attende da
lui, di prendere la via del conformismo, può stabilire lui stesso le regole
della sua condotta. Può farsi responsabile di se stesso. E’ questo che suppone
l’etica del desiderio, alla quale invita la psicoanalisi. Si tratta allora di
farsi agente della propria esistenza, attore della propria vita, autore del
proprio ruolo e della propria parola, dato che la parola “autorità” viene da
“autore”. Il soggetto può così rivendicare ciò che l’analista rivendica per la
sua pratica: si autorizza soltanto da sé.
Ciò significa che il soggetto a
venire è autistico? La formula è stata temperata da Lacan stesso, precisando:
Lo psicoanalista si autorizza soltanto da sé,[11] e da qualcun
altro. Qualcun altro sono i partner del soggetto, i suoi parnter nel gioco
della vita.
[1] Freud Sigmund, Le malaise dans la
civilisation, Puf, Paris, 1971, trad. it: S. Freud, Il disagio nella civiltà, Opere
[2] Freud Sigmund, Psychologie collective et
analyse du moi…, trad. it: S. Freud, Psicologia
delle masse analisi dell’Io, Opere
[3] Honneth Axel, Un monde de déchirement,
éditions La Découverte, Paris, 2013
[4] Lacan Jacques, « Les complexes familiaux », Autres écrits, Le seuil, Paris, 2001, trad. it: Lcan Jacques, I
complessi famigliari, Einaudi, Torino
[5] Touraine Alain, La fin des sociétés,
Le seuil, Paris, 2013
[6] Freud Sigmund : L’interprétation des rêves, cité par Claude Rabant :
La frénésie des pères, Hermann,
Paris, 2012. Trad. it: S.
Freud, L’interpretazione dei sogni,
in Opere. Bollato Boringhieri, Torino
[7] Laurent Eric et Miller Jacques-Alain, « L’Autre qui n’existe pas et ses
comités d’éthique », L’orientation
lacanienne, cours inédit 1995-1996
[8] Bauman Zygmunt, L’amour liquide, Arthème Fayard, Paris,
2010, trad. it: Bauman Zygmunt, L’amore
liquido
[9] La Boétie (de) Etienne : Discours de
la servitude volontaire, Flammarion, Paris, 1983.
[10] Miller Jacques-Alain :
« Cause et consentement », L’orientation
lacanienne, cours inédit 1987-1988.
[11] Lacan Jacques, « Proposition du 9 octobre 1967 », Autres écrits, Le seuil 2001, page 247;
trad. it: “Proposta del 9 ottobre 1967”, Altri
Scrtti, Einaudi, Torino
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