domenica 9 febbraio 2014

Dibattito venerdì 21 febbraio ore 20.30


Ciclo di conferenze ad Asti giovedì 20,27 febbraio e 6 marzo


…Si autorizza soltanto da sé
Torino, 25 gennaio 2014, Philippe De Georges


Vi propongo le mie riflessioni sul tema del nostro dibattito, “I principi del potere contemporaneo”
Questa pista di lavoro ha molti echi per me. Gli psicoanalisti sono i testimoni, a partire dall’esperienza delle cure e delle questioni sollevate dai loro analizzanti, dei profondi cambiamenti dell’Altro sociale e degli effetti di questi cambiamenti sui soggetti, presi uno per uno. Freud ha saputo molto presto prendere in conto il disagio[1] delle persone prese tra le costrizioni crescenti della società e le esigenze ineliminabili della pulsione. Metteva in guardia contro il carattere esplosivo di queste ultime, se nel futuro non fossero state tenute in conto e se si fosse confermata la pressione nel senso della normalità e del conformismo. Il carattere antisociale e potenzialmente distruttivo della pulsione, sotto la forma della pulsione di morte, auto ed etero-aggressiva, gli sembrava essere il problema principale della civiltà.[2] Era la sua diagnosi alla fine della guerra del 14-18, nella quale vedeva il suicidio dell’Europa. Gli avvenimenti che seguirono purtroppo confermarono le sue ipotesi, con il nuovo paradigma di Auschwitz e Hiroshima: ogni illusione di un avvenire radioso fatto di progresso e pace crescente andato in fumo (è proprio il caso di dirlo!) nell’alleanza fra la scienza moderna e Thanatos.
In questo contesto[3] fu proposta l’idea del declino moderno della famiglia nucleare e patriarcale. La constatazione era che il padre, pezzo centrale nell’articolazione fra la famiglia e la società, l’economia, il lavoro, e la formazione psicologica della personalità, perdeva tutto il suo prestigio nell’ambito dell’ambiente familiare a causa del suo discredito sociale nelle nuove forme di sfruttamento capitalista. L’autorità paterna beffata dall’evanescenza della tradizione apriva il campo all’anonimato e al disordine, alla debolezza dell’io così come alla ricerca di figure autoritarie, di cui Hitler, Mussolini e Stalin potevano essere i prototipi. In termini freudiani lo svanire della figura del padre edipico, pacificatore, garante della realtà e modello della norma sociale e sessuale, lasciava posto al ritorno di forme arcaiche di patriarchi, osceni e feroci, venuti direttamente dall’orda primitiva.
In questa logica, invitato a parlare della struttura moderna della famiglia, Lacan poté affermare a partire dal 1936 il carattere sorpassato della famiglia nucleare e del modello stesso dell’Edipo. Parlava anche, senza ambiguità, di ciò che chiamava allora “il declino sociale dell’imago paterna”,[4] che chiamerà più tardi Nome-del-Padre, e dell’emergenza di conseguenza di forme nuove e caratteriali di nevrosi.

Il XXI secolo non ha fatto che confermare ed esasperare la trasformazione radicale al tempo stesso dei rapporti interindividuali in seno alla famiglia e in ciò che si chiama società.
Che il mondo economico sia cambiato profondamente è evidente per tutti. La modifica più profonda, rivelata dalla crisi mondiale dei subprimes, è il trionfo di un capitalismo finanziario frenetico.[5] Gli scambi monetari non hanno alcun limite, si attuano istantaneamente da una parte all’altra del pianeta con un semplice clic del computer. Il denaro che circola in tal modo è totalmente sconnesso dall’economia reale, dalla produzione e dagli scambi materiali. La moneta non è più correlata a dei beni e dei prodotti. Così, la potenza economica mondializzata si trova totalmente autonoma in rapporto ai poteri politici, nazionali o locali.
La scienza, attraverso tutte le sue applicazioni concrete, ha sconvolto il legame classicamente ammesso tra la riproduzione della specie e l’incontro sessuale. Questa rivoluzione si è compiuta in due tempi: la contraccezione, messa a punto a metà del XX secolo, ha permesso di realizzare su vasta scala una sessualità separata dal rischio di gravidanza. Il primo bebè in provetta, quasi nello stesso momento, ha permesso di progettare la procreazione indipendentemente dalla relazione sessuale tra partner di sessi differenti. Questa disgiunzione sessualità-concepimento si è amplificata, con l’estensione delle procreazioni medicalmente assistite (PMA), la possibilità di ricorrere a delle madri portatrici, la donazione di gameti e in particolare di ovociti. Lo statuto delle donne è al cuore di queste mutazioni, il cui centro nevralgico è il godimento femminile. Da una parte la tecnica corre dietro a tutte le possibilità che si aprono e che si tratta di concretizzare subito, e dall’altra queste nuove possibilità conducono alla trasformazione delle relazioni tra le persone. Ciascuno rivendica il diritto, riconosciuto dalla società, del proprio modo di godimento sessuale, del suo modo di fare coppia e di partorire o di diventare genitore. La legge non fa che seguire più o meno e più o meno velocemente l’evoluzione degli usi e dei costumi.
Così i significanti correnti perdono ogni pertinenza e domandano di essere ridefiniti: padre, madre, bambino, trasmissione, coppia, famiglia.
I principi di autorità non sono che una delle variabili di questa mutazione. La diagnosi che dobbiamo fare è quella dell’esaurirsi del modello patriarcale. Al cuore della cellula familiare, come in tutto il tessuto sociale, il declino dell’imago paterna, l’obsolescenza del nome-del-padre colpisce tanto il padre, il padrone, il papa e il principe.
Uno dei caratteri che definiscono l’epoca attuale, ipermoderna, è lo sconvolgimento introdotto dall’informatica. Per quanto detto, uno degli effetti di questo è la struttura cosiddetta in rete. L’informazione circola fra vicini, tessendo la sua tela per contiguità. La logica che si impone così è quella dei legami interindividuali orizzontali, e non più gerarchici, centralizzati e verticali. Peer to peer, vale a dire da pari a pari, e non più da padre a figlio. La rete è ciò che dà la forma dell’organizzazione che prevale poco a poco tra gli individui. Questa struttura è radicalmente distinta dalle forme antiche, famiglie, clan, tribù, comunità e nazioni. La rete, nel bene e nel male, si presta al fatto che il soggetto abbia un posto inedito, basato sull’autonomia e l’auto-affermazione delle sue scelte. Questo avviene non senza rsistenze, a volte violente. Già Freud stigmatizzava l’accanimento di quei “padri (che) si danno da fare per preservare convulsamente ciò che è rimasto della  potestas patris familias, caduta del tutto in disuso nella nostra società attuale”.[6]
 
Che ne è dunque dell’autorità, nell’epoca ipermoderna?
Eric Laurent e Jacques-Alain Miller hanno dato un nome a questa epoca: quella dell’Altro che non esiste.[7] Ciò che è profondamente messo in causa, è semplicemente l’eteronomia. Salvo marginalmente, più nessuno pensa che il potere sia, nella sua essenza, di diritto divino.
L’epoca ha come stile un individualismo crescente. Questo si paga con molta solitudine e angoscia. Zygmund Bauman qualifica questo legame sociale come liquido[8]. I significanti solidi che hanno strutturato l’ordine simbolico antico diventano polverosi. Ma è un fatto che si impone insieme con la rivendicazione crescente e diffusa dell’autonomia delle condotte. Il tempo della servitù volontaria è finito[9]… Nei rapporti collettivi così come fra le persone, comprese le relazioni di coppia e le relazioni genitori-figli, l’autorità non si impone più, non va da sé.
Di qui la tendenza a ricorrere sia alla seduzione, sia alla coercizione. Sono questi i due rischi maggiori che conosciamo bene: il populismo, che solletica le cattive inclinazioni della folla, e l’autoritarismo, che risponde all’inquietudine con la forza e la certezza. La risorsa della seduzione è la fascinazione e l’ipnosi. Quella della coercizione è la paura e la sottomissione.
Contro questa tendenza, occore che quella che noi chiamiamo una autorità autentica si stabilisca senza coercizione e senza seduzione.
Qui mi sembra opportuno un termine freudiano: quello di acconsentire.[10] Questo termine traduce il tedesco Bejahung. Dire di sì. E’ in questo modo che Freud definisce il movimento che permette a ciascun soggetto di inscriversi nel legame sociale, di accettare una perdita iniziale (quella dell’oggetto perduto, dell’origine, del godimento della madre) in cambio di un guadagno di piacere. C’è sicuramente dell’amore in gioco nella faccenda, l’amore di cui il soggetto può avere bisogno per accettare la perdita di godimento che deve accettare per vivere con altri.
L’acconsentire è ciò su cui poggia il credito (in cui cogliamo credo) che si può dare ad altri, ad un collega, un partner, un responsabile. E’ la base della stima, senza la quale si è votati al rigetto di quella che Lacan chiama in qualche occasione l’impostura paterna. E’ il fondamento della fiducia (in cui cogliamo fides) senza la quale il mondo è destinato al sospetto generalizzato e alla sensazione di minaccia diffusa e di persecuzione.

Come vivere conciliando il rapporto di ciascuno con il proprio godimento, privato, intimo, e il proprio rapporto agli altri e al mondo? Là dove c’è il problema c’è anche la soluzione. Là, cioè nella solitudine del soggetto nell’epoca ipermoderna. Piuttosto che cercare di riferirsi alla norma comune, di adattarsi alla funzione che ci si attende da lui, di prendere la via del conformismo, può stabilire lui stesso le regole della sua condotta. Può farsi responsabile di se stesso. E’ questo che suppone l’etica del desiderio, alla quale invita la psicoanalisi. Si tratta allora di farsi agente della propria esistenza, attore della propria vita, autore del proprio ruolo e della propria parola, dato che la parola “autorità” viene da “autore”. Il soggetto può così rivendicare ciò che l’analista rivendica per la sua pratica: si autorizza soltanto da sé.
Ciò significa che il soggetto a venire è autistico? La formula è stata temperata da Lacan stesso, precisando: Lo psicoanalista si autorizza soltanto da sé,[11] e da qualcun altro. Qualcun altro sono i partner del soggetto, i suoi parnter nel gioco della vita.





[1] Freud Sigmund, Le malaise dans la civilisation, Puf, Paris, 1971, trad. it: S. Freud, Il disagio nella civiltà, Opere
[2] Freud Sigmund, Psychologie collective et analyse du moi…, trad. it: S. Freud, Psicologia delle masse analisi dell’Io, Opere
[3] Honneth Axel, Un monde de déchirement, éditions La Découverte, Paris, 2013
[4] Lacan Jacques, « Les complexes familiaux », Autres écrits, Le seuil, Paris, 2001, trad. it: Lcan Jacques, I complessi famigliari, Einaudi, Torino
[5] Touraine Alain, La fin des sociétés, Le seuil, Paris, 2013
[6] Freud Sigmund : L’interprétation des rêves, cité par Claude Rabant : La frénésie des pères, Hermann, Paris, 2012. Trad. it: S. Freud, L’interpretazione dei sogni, in Opere. Bollato Boringhieri, Torino
[7] Laurent Eric et Miller Jacques-Alain, « L’Autre qui n’existe pas et ses comités d’éthique », L’orientation lacanienne, cours inédit 1995-1996
[8] Bauman Zygmunt, L’amour liquide, Arthème Fayard, Paris, 2010, trad. it: Bauman Zygmunt, L’amore liquido
[9] La Boétie (de) Etienne : Discours de la servitude volontaire, Flammarion, Paris, 1983.
[10] Miller Jacques-Alain : « Cause et consentement », L’orientation lacanienne, cours inédit 1987-1988.
[11] Lacan Jacques, « Proposition du 9 octobre 1967 », Autres écrits, Le seuil 2001, page 247; trad. it: “Proposta del 9 ottobre 1967”, Altri Scrtti, Einaudi, Torino